Dicono che i bambini siano la voce della verità. Dicono anche che i figli siano il riflesso dei genitori. Dicono che essi rappresentano il futuro.
Ebbene, un po’ questo mi disorienta, un po’ quasi mi spaventa.
Qualche volta mi capita di ascoltare dei piccoli che parlano ai grandi oppure che parlano tra di loro e, a prescindere da quello che stiano dicendo, mi fa rabbrividire il modo in cui formulano alcune frasi.
E non mi riferisco ai congiuntivi ed ai condizionali, ormai me ne sono quasi fatto una ragione, so che sono stati spodestati dell’indicativo imperfetto; mi riferisco all’utilizzo dei verbi essere ed avere quando non utilizzati come ausiliari: li senti pronunciare frasi composte utilizzando esclusivamente il verbo avere, nella sua accezione di possesso. Sono proprietari di giocattoli, di oggetti, di vestiti, di scelte persino, addirittura di decisioni!
“Io ho la Playstation 3…”, “…io ho un cucciolo di labrador…”, “Io ho un telefonino 3G…”…
Queste sono le frasi che sento pronunciare.
Di certo quando ero bambino anch’io pronunciavo frasi simili insieme ai miei coetanei, ma noi preferivamo di gran lunga il verbo essere, nella sua accezione qualificativa: “…io sono capace di arrampicarmi su un albero…”, “Io sono il più bravo della classe!”, “…e io sono Gig Robot d’Acciaio.”.
Fateci caso, i bambini di oggi preferiscono avere che essere. Come se avere corrispondesse ad essere.
E mi spaventa sapere che siamo noi ad educarli in questo modo.
Mi spaventa pensare che, quando un giorno la vita toglierà loro qualcosa che hanno, probabilmente crederanno di non poter essere. Probabilmente si ritroveranno spiazzati e sconfitti.
Ma quei bambini sono fortunati perché hanno la possibilità di imparare a coniugare il verbo essere, prima che sia troppo tardi; per essere pronti, essere capaci, essere vincitori.
Tapini coloro i quali hanno già raggiunto l’età adulta e credono ancora di possedere, di essere di diritto proprietari di qualcosa.
Loro sì che resteranno di stucco, prima o poi! Loro si accorgeranno, un giorno, che non esiste proprietà o possesso che conti davvero agli occhi del fato.
Così ti svegli una mattina, padrone di tutte le tue cose, e scopri che qualcuna di queste non ti appartiene più perché qualcuno te l’ha rubata, perché casualmente è andata distrutta o dispersa, perché tuo malgrado devi cederla, oppure perché chi te l’aveva data, magari con la promessa di un dono che è per sempre tipo De Beers, all’improvviso decide che è giunto il momento di riprendersela!
Capita.
A chiunque capita, prima a poi.
Ragion per cui è bene essere preparati, sapere che accadrà; che sia per qualcosa di piccolo e insignificante come un file mp3 salvato su di un hard disk che smette per sempre di girare oppure che si tratti della promessa infranta dall’amico del cuore o dall’amore della vita.
Capita.
Dunque potete scegliere se essere proprietari a tempo determinato delle vostre piccole e grandi cose, oppure scegliere di considerare ogni cosa come un prestito: accettare il dono di poterne disporre, farne buon uso, goderne appieno, ma soprattutto essere pronti a restituire ciò che è dato, senza frignare e felici di poter continuare, semplicemente, ad essere.
Buona vita, grandi e piccini.
:*
Bhè, un bacetto equivale ad un commento positivo, no?
🙂